“Invito tutti a riflettere sulla necessità di operare interventi mirati all’inclusione attiva di persone svantaggiate”

Non mi aspettavo che quanto accaduto venerdì ai Servizi sociali fosse divulgato e avesse tanta diffusione. Devo chiarire alcuni aspetti che rischiano di deformare la realtà.Il ricevimento del pubblico è complesso. Gli assistenti sociali che dedicano quotidianamente le loro energie a tale compito lo fanno con passione e professionalità.
E’ un lavoro delicato in cui occorre capacità di ascolto, sensibilità nell’individuare i bisogni, mettere in atto strategie di aiuto, non riducendo tutto a una questione economica. Le persone che vengono ai Servizi sociali non chiedono solo contributi, ma percorsi di inserimento per i figli, recupero scolastico, assistenza domiciliare, possibilità di lavoro, integrazione.Venerdì mattina ho incontrato nell’atrio due persone. Uno, inserito in un percorso di inclusione socio lavorativa “per persone beneficiarie di misure alternative alla detenzione” (Piano lavoro Regione Puglia), e l’altro che è venuto già un paio di volte con la richiesta di avere anch’egli la stessa opportunità e al quale era stato già spiegato che attualmente i posti disponibili erano occupati e che comunque appena possibile avremmo verificato la possibilità di aprire lo stesso percorso.La sorpresa di venerdì è che, in forme estorsive, mi è stato chiesto: mi devi dare i soldi e basta (ripetuta più volte).  Poi è accaduto quello che molti conoscono.
Due osservazioni.
La prima. La concessione dei contributi economici avviene secondo regole determinate ed è la prima volta, credo, che vengono usate modalità di natura estorsiva. Mai sono state prese in considerazione e mai verranno prese in considerazione forme aggressive, anche solo verbali.
Non so se è vero quello che dicono molti, che i rapporti si stanno deteriorando in città e talvolta le relazioni e le modalità di rapporto, negli uffici pubblici e non solo, sono poco rispettose ed aggressive. Guardando da questo angolo di città (i Servizi Sociali) devo dire che, al di là di alcune eccezioni, le persone che vivono situazioni di grande sofferenza mantengono sempre un comportamento corretto e di grande rispetto.
La seconda. Venerdì una delle due persone (entrambe ex detenute) è impegnata in un percorso di inserimento socio lavorativo e l’altro chiede la medesima opportunità. Si tratta di percorsi complessi, dove non si tratta di acquisire competenze e abilità lavorative per poi sperare di essere assunto. Si tratta anche di compiere un cammino che porti a riflettere sulle azioni compiute nel passato. Al termine di questo percorso le persone devono essere affidabili, per le competenze ma anche sul piano dei comportamenti.
Da venerdì ci sono stati molti commenti e ho ricevuto decine di sms. Devo sottolineare quello che in molti hanno detto: non si tratta di aumentare le pene e di incrementare la presenza e visibilità  delle forze dell’ordine e adottare politiche di rigore nei confronti del degrado, della prepotenza, dell’arroganza. Si tratta di costruire fin dalle scuole dell’infanzia un clima di convivenza, rispetto, senso civico. E’ poi sempre utile la condanna pubblica, gli sguardi che mostrano sdegno per ogni azione scorretta. Il rifiuto di ogni complicità. E’ la gente che protegge la gente.
Abbiamo due progetti in atto: uno per “per persone beneficiarie di misure alternative alla detenzione” e l’altro per adolescenti a rischio. Ora, anche alla luce di quanto è successo venerdì si tratta di verificare i percorsi in atto. Faremo degli incontri quanto prima con tutti i soggetti che operano per il reinserimento. E spero, come ho risposto all’sms dell’Arcivescovo, che anche il tirocinio formativo delle due persone venute venerdì si possa mantenere aperto. Così come spero che il rapporto con l’UEPE (Ufficio esecuzione penale esterna) e il Tribunale possa continuare per sviluppare forme di risarcimento sociale per le pene leggere e in alternativa alla detenzione.
Ringrazio sinceramente tutti coloro che mi hanno manifestato vicinanza e solidarietà.
 
Invito tutti a riflettere sulla necessità di operare interventi mirati all’inclusione attiva di persone svantaggiate. I contributi economici “a pioggia” non hanno senso. Servono azioni che aiutino le persone svantaggiate a recuperare competenze e comportamenti per reinserirsi socialmente all’interno della comunità, come sono indicate nel Piano sociale di zona recentemente approvato.
Paolo Cascavilla
Assessore alla “Solidarietà, Cultura e Politiche giovanili”
estratto dal sito del Comune di Manfredonia
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